Giorgia Bettaccini

“Squid Game e famiglie connesse” | di Giorgia Bettaccini

In questi tempi moderni non è difficile accorgersi di quanto tutto corra velocemente.

Le informazioni, le relazioni, i consumi, la tecnologia.

Addirittura, si tende ad anticipare in modo del tutto insensato e, forse, senza rendersi conto delle conseguenze, la crescita dei nostri figli.

Quasi una gara tra genitori per il figlio che parla prima, che cammina presto, che scrive benissimo già molto prima dell’inizio del periodo scolastico, forse mettendoli davanti a qualcosa per cui non sono ancora pronti.

Non voglio assolutamente generalizzare perché conosco molti genitori che osservano, accettano e rispettano i tempi dei loro figli. Ma la società ci invita comunque a correre, a non avere tempo, ad anticipare, a consumare velocemente qualsiasi cosa,  anche le relazioni.

Le connessioni ed i video giochi fanno parte di questa folle corsa che ci avvicina a molte cose, prima lontane o quasi irraggiungibili, ma spesso ci allontana dalla realtà e non solo.

Generazioni di ragazzi e bambini “nativi digitali” e di genitori “immigrati digitali” che, a volte, fanno fatica a capire,  rifiutano totalmente o, al contrario, cercano di stare al passo dei più giovani.

Non demonizzo le connessioni e nemmeno i videogiochi, fanno parte della nostra vita e della vita dei nostri figli. Ma da genitore, da educatrice, da consulente, mi sento di affermare con forza che è necessaria la nostra presenza.

Essere insieme a loro è importante, fondamentale. Costruire un rapporto con i nostri figli, puntare sull’educazione emozionale, sul rapporto umano e di fiducia ci permetterà di condividere con loro momenti importanti e, insieme a loro, conoscere cose nuove. E, soprattutto, ci permetterà di decidere insieme se un contenuto è idoneo o non idoneo per loro.

Impedirgli totalmente l’utilizzo di alcuni dispositivi sarebbe una buona soluzione, li proteggerebbe dalla visione di contenuti non adatti. Questo fino ad una certa età. E poi?

Poi sarebbe solo un limitare il loro modo di socializzare e di apprendere attraverso le relazioni. Anche online, sì. A qualcuno di noi può ancora sembrare strano ma i ragazzi socializzano anche attraverso questi nuovi strumenti e creano e coltivano le loro relazioni.

Allora è giusto dare buone basi, costruire sane relazioni e non fare del divieto o della demonizzazione l’unica forma educativa che sappiamo dare come adulti.

Certo che dare la possibilità ad un bambino della scuola primaria di accedere ad immagini forti che farebbero rabbrividire la maggior parte degli adulti e dar loro modo di pensare che un bel gioco è quello che finisce con la morte di chi perde, mi lascia senza fiato.

E allora? Se ci accorgiamo che fortunatamente non conoscono e non hanno visto “Squid Game” (ora è questo contenuto ma prima o dopo sarà un altro simile), ma conoscono perfettamente come si fanno quei giochi? E scopriamo che pensano che la parte più bella del gioco è proprio quella dove si fa il gesto della pistola e si vedono cadere gli amichetti che sono arrivati ultimi? Che si fa?

Non ho una soluzione certa., anche perché oggi il contenuto non adatto si chiama Squid Game, domani avrà un altro nome e si presenterà sotto altre forme. E quando noi conosceremo di che cosa si tratta sicuramente scopriremo che i nostri figli ci avranno anticipato.

Penso che non sia possibile tenere i nostri figli in una bolla indistruttibile, lontano da tutto e da tutti.

Penso anche che una buona educazione parta da una buona comunicazione.

Parlare, confrontarsi con loro, far attivare il loro pensiero critico e anche la loro parte umana, sicuramente migliora la comunicazione.

Spiegare loro che non hanno fatto nulla di male se hanno emulato quel gioco, è un gioco, non è reale. Ok, ma se lo fosse?

Sarebbe ancora così divertente?

Proviamo a far cercare a loro una penitenza migliore per chi non vince quel gioco, cerchiamo insieme, senza sostituirci a loro, una finalità diversa, un senso più umano e più divertente per quel gioco.  

Riflettere insieme è molto importante. I bambini hanno risorse infinite, hanno capacità enormi di comprendere e di attivarsi per trovare soluzioni e idee.

Hanno una spiccata umanità, molto più di noi adulti.

E quindi? Tuteliamoli da ciò che potrebbe fargli male, non hanno ancora gli strumenti per comprendere aspetti disumani e non riescono a distinguere il bene dal male perché si fidano di noi adulti.

Non diamo loro modo di non fidarsi più. Si meritano di continuare ad avere fiducia in questo mondo e negli adulti che hanno intorno e che vedono come degli esempi da seguire.

Spieghiamo la differenza tra un gioco divertente ed uno che non lo è. Tra un gioco umano ed uno che nasconde invece una parte umanamente non accettabile.

In poche parole, non lasciamoli da soli.

Giorgia Bettaccini

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