Giorgia Bettaccini

“Un abbraccio in tazza grande! Grazie” di Giorgia Bettaccini

 

Mai come in questo periodo sappiamo riconoscere l’importanza di un abbraccio.

In quanti di noi stanno aspettando, con ansia, il giorno in cui si potrà tornare a dare un abbraccio ai nostri genitori, ai figli lontani, ai fratelli, alle sorelle, agli amici o alle amiche? Sicuramente ognuno di noi ha almeno una persona che non può vedere o non può abbracciare da un po’ di tempo.

Ma perché gli abbracci ci piacciono e ci mancano così tanto?

In un abbraccio ci sentiamo protetti, forse perché ci ricordiamo quel calore e quella sicurezza del grembo materno.

Uno studio dice che servirebbero 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per mantenerci in salute e 12 per crescere. Ma c’è qualcuno che non sente questa necessità. Mi chiederete: “Davvero? Ma come è possibile?”. Per alcuni di noi abbracciare è necessario, un bisogno importante. Per altri non è così. Per alcune persone, infatti, non è semplice perché l’abbraccio implica un coinvolgimento ed un contatto troppo ravvicinato. Queste persone riservano pochi abbracci, e pochi altri gesti di affetto, solo a poche persone, nel corso della loro vita.

Sono nate anche delle iniziative sociali di Free Hugs, abbracci liberi, in cui persone comuni, volontari, offrono ai passanti, in luoghi pubblici, abbracci gratis. Mi è capitato di incontrarli nelle piazze con dei grandi cartelli con su scritto “Abbracci Gratis”, “Regaliamo Abbracci”. L’ultima volta ero con la mia famiglia e ci ha fatto piacere avvicinarci. Quando ci hanno visto andare verso di loro a braccia aperte hanno esclamato: “Finalmente!”. E poi ci hanno raccontato che le persone non si lasciano abbracciare così facilmente, nemmeno se l’abbraccio è gratuito e ti può portare tanti benefici. Certo, c’è differenza tra un abbraccio di una persona sconosciuta e uno di una persona cara per la quale proviamo affetto.

Non dovremo mai dimenticare di abbracciare chi amiamo, più volte al giorno!

Invece, stiamo perdendo l’abitudine di essere abbracciati, toccati, accarezzati, anche semplicemente con un gesto di affetto o di amicizia. Nella nostra società il contatto fisico si sta riducendo ai minimi termini a causa della tecnologia che, pur avendo molti vantaggi, ci sta portando ad avere amicizie e conoscenze virtuali, a distanza e quindi a meno contatti fisici, reali. E mai come in questo periodo di distanziamento sociale, dovuto all’emergenza sanitaria, stiamo provando che cosa vuol dire la mancanza di contatto e ne stiamo sperimentando gli effetti. Molti sono gli studi che dimostrano quanto il contatto fisico sia fondamentale fin dai primissimi giorni di vita, per un corretto sviluppo psico fisico. E quanto la mancanza di esso possa portare malessere di vario genere e anche a gravi difficoltà di accrescimento e di salute.

Gli abbracci apportano molteplici benefici. Stimolano un maggiore afflusso di sangue ed una maggiore ossigenazione che fa bene a tutto l’organismo. Ci mantengono più giovani. Ci aiutano a produrre sostanze che favoriscono l’autoguarigione. Non costano ma sono un vero dono. Ci danno calore e forza. Aiutano a sfogarsi, ad aprirsi agli altri e a fare pace. Accrescono l’autostima e ci rendono più consapevoli. Riducono le possibilità di deprimersi. Alleviano lo stress e ci fanno produrre ossitocina, l’ormone del buon umore. Rendono più forte il sistema immunitario. Hanno una funzione calmante. Migliorano la memoria. Alleviano l’ansia e il panico. Migliorano la salute del cuore e della circolazione sanguigna.

I bambini sono dei campioni degli abbracci. I miei figli, per esempio, sembrano essere degli esperti.

Marco, il più grande, sa quantificare il livello di energia degli abbracci e dei baci. Se il suo sensore riconosce che il livello delle scorte scende ti chiede un numero di abbracci, o altri gesti di affetto, che siano sufficienti a ripristinarlo nel minor tempo possibile, prima di andare in allarme.

Lorenzo, il più piccolo, è dotato di un abbraccio speciale, in tazza grande. Ok , tutti gli abbracci sono speciali. Ma lui sa riconoscere quando c’è bisogno del suo abbraccio super. Ecco, in quel caso, ti abbraccia forte, coinvolgendo tutto il corpo, dalla testa alle braccia, le mani, le gambe ed i piedi. Ti abbraccia come se fosse un koala o una scimmietta. E ti stringe talmente tanto forte da riuscire a rimettere al loro posto tutti i pezzettini di te, del tuo corpo o del tuo cuore che, per qualche motivo, si sono rotti o staccati, con il rischio di perdersi.

L’abbraccio è in grado di consolare e perdonare, è capace di farci esprimere senza utilizzare parole. È un gesto che ci fa sentire vivi. Se dato e ricevuto con affetto, può essere miracoloso. Rimette veramente insieme tutti i “pezzettini del cuore” che si sono accidentalmente rotti o staccati.

Ne ho le prove!

 

Giorgia Bettaccini

 

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Immagine di copertina:

“Serendipity” (trovare qualcosa di bello senza sapere che lo stessimo cercando) di Martina Bezzini